Lettera inviata al padre da Ruggero Soliani, prigioniero nel campo di Tel El Kebir in Egitto.
Tel El Kebir, 15 luglio 1945
14-7-45
Una prospettiva: posdomani è il mio 25° anniversario. Apparentemente non è nulla, ma il pensarci sopra è piuttosto lusinghiero. Eh…già! Problema abbastanza difficile da risolvere nel deserto. Ma si và! Certi pensieri fanno tremare anche i più forti, che fare: hum! È duro il lunario da sbarcare, tanto duro. Ogni giorno è un impronta, è un marchio che si bagna nel dolore e stampa nell’anima il segno fatale che la vita tragicamente porta con se. Eppure! Strano è davvero, si resiste! Il come è un altro mistero simile a questo suol egizio, vario tra l’antichissimo, il mitologico, ed il modernissimo, fra il lusso e la miseria, tra il piacere ed il dolore. Io, ossia noi apparteniamo però ad un sistema esterno per il vario, interno per il deserto, non ci sono più reticolati, si è accampati, ma però ci sono tre ordini preventivi che rinserrano ancora di più che sono: vietato proibito, non permesso. Ha…! Vecchio tempo, tu…
La sera è qui che cala lentamente, tra poco le stelle appariranno, ad ognuna spartisco un respiro calmo e speranzoso, ma particolare lo conservo per la luna.