I campi di prigionia francese di Saida e Boghari in Algeria

Il campo di Saida

A differenza degli inglese e degli americani, i francesi non divisero i soldati tedeschi dai italiani nei campi di concentramento, ma divisero i graduati dalle loro truppe. I sette graduati del parmense catturati dai francesi furono tutti internati nel campo di Saida, in Algeria (Casubolo Domenico, Rudini Angelo, Cagnolati Amilcare, Benecchi Arnaldo, Lisoni Ernesto, Zanetti Achille, Catinella Salvatore, Eboli Pasquale). Il campo si trovava a 120 km a sud di Orano ad un'altezza di 800 metri. La caserma, precedentemente appartenente alla legione straniera, forniva da dormitorio per i prigionieri italiani. Qui furono raccolti circa mille ufficiali, catturati tra maggio-giugno 1943. Il trasporto dei prigionieri avvenne su vagoni per bestiame. Giunti a destinazione furono divisi in gruppi da 30 ufficiali, ogni 5 gruppi formavano una compagnia retta da un tenente colonnello e al vertice fu designato il graduato più anziano colonnello Lequio; poi sostituito da Gelich nel dicembre 1944. I mille uomini furono costretti a vivere nello spazio di una caserma, gli fu però concesso di avere un centro studi, un servizio sanitario, un centro religioso e un centro servizi radio. Le limitazioni maggiori che si ebbero nel campo di Saida furono dovute alla mancanza di libertà e dal malfunzionamento del servizio posta. Il campo di Saida era comunque il meno “disumano” dei campi francesi, le pur difficili condizioni non erano paragonabili alle sofferenze patite in altri campi nel resto del nord Africa.

Il campo di Boghari

Tra i campi francesi più duri si annovera quello di Boghari dove fu detenuto Giulio Larini – militare del parmense –: l'alimentazione consisteva in 200 grammi di pane, poche cipolle, qualche pomodoro o rape e il lavoro consisteva nel trasporto di pietre sulle spalle a piedi nudi, anche in inverno. Le condizioni di scarso vitto e alloggio, provocarono, in questo campo, numerose vittime tra i detenuti, mentre al loro ritorno il 70% era affetto da tubercolosi. Pur sapendo dello scarso trattamento dei prigionieri, i comandi alleati non smisero di trasferire i soldati catturati sotto l'autorità francese per facilitare le operazioni di guerra, come ad esempio nel febbraio 1945, quando i comandi anglo-americani non esitarono a cedere migliaia di prigionieri tedeschi durante l'avanzata in Europa. Inoltre il non riconoscimento della France Libre come potenza nemica, chiudeva ogni possibilità per i prigionieri italiani di poter contare su una potenza protettrice. Come ci si poteva proteggere da un nemico che non esisteva? Per questo i comandi i francesi rifiutarono di riconoscere qualunque stato che facesse da intermediario per i soldati delle potenze dell'Asse, negando anche ad un'organizzazione come la Croce Rossa questo possibile incarico.