Lettera inviata alla famiglia da Italo Frambati, dal campo di prigionia inglese di Zonderwater in Sudafrica. Ad un anno dalla fine della guerra, la situazione nel campo di prigionia si fa ancora più difficile tra monotonia, rassegnazione e cibo sempre più razionato. Italo Frambati tornerà a casa solo nel gennaio del 1947.
Zonderwater, 1 luglio 1946
1-7-1946
Miei carissimi
Per quanto sia rassegnato a questa dura vita, vi sono diversi momenti in cui questa mia rassegnazione è superata dallo sconforto della disperazione. Non potrebbe essere altrimenti dato la lunga monotonia del reticolato, e per di più, ad aggravare questa nostra terribile situazione è sopravvenuto quel terrificante spettro della fame quale pensa a diminuire quelle poche energie rimasteci dopo anni di prigionia. Giorno per giorno ci vengono razionati e diminuiti quei pochi alimenti quali sarebbe appena sufficienti per mantenerci in piedi. In breve, per non dire altro, questa è la nostra situazione alimentare di questi ultimi tempi. Mi direte che in quanto a ciò la cosa non è molto dissimile per voi. Sarò d’accordo ed ho nettamente davanti agli occhi quello che può essere il quadro triste e spaventevole delle condizioni economiche del nostro paese. Mercati neri, mercati rossi, mercati bianchi, mercati azzurri ecc. ecc. Sono le valvole che alimentano coloro che hanno quattrini, al contrario invece provocano il digiuno di coloro che non trovano il modo di procurarsi il denaro necessario al sostentamento. Una piccola visione di questo traffico ce l’ho perché anche qui nel nostro piccolo avviene quello che in grande succede lì da voi. Se si volesse parlare di questi argomenti ci sarebbe da scrivere molto, o meglio, moltissimi e credo sia opportuno darci un taglio, come si dice in buon parmigiano tenendoci la nostra volontà di mangiare per non chiamarla con quella parola volgare Fame, parola che al giorno d’oggi è pronunciata da diverse bocche. Auguri e bacioni.
Aff.mo
Italo
Ps. Qual’è l’indirizzo di Walter Cavalca