“Il governo italiano ci considera forse elementi pericolosi o criminali?”. In attesa del rimpatrio.

Come a volte succedeva, fratelli si trovavano ad essere internati assieme. Come nel caso di Alberico e Sergio Fava, entrambi catturati in Etiopia, furono detenuti nel campo di prigionia inglese di Nairobi (Kenya).

Questa lettera è scritta da entrambi (notare le due scritture differenti), dopo ormai 5 anni di prigionia, ad un anno dalla fine della guerra, nell’attesa sfiancante di poter rientrare in Patria, cosa che avverrà soltanto verso la fine dell’anno.

Nairobi, 19 maggio 1946

Carissimi tutti

Dopo la vostra ultima in data 25 marzo abbiamo ricevuto una vostra lunga lettera del gennaio scorso. Apprendiamo con altrettanto piacere che tutti state bene e che la Bice pure ora è in ottima salute. Anche noi stiamo ottimamente bene. Purtroppo, contrariamente alle nostre previsioni, anche questa dolce primavera che con tanto ardente desiderio avremmo voluto passarla con voi, se ne sta passando senza portarci neppure una nuova speranza per un nostro prossimo rimpatrio. Cruda verità, ma verità. Quindi crediamo che per l’avvenire sia bene non farsi soverchie illusioni e rassegnarsi col dire: rimpatrieremo quando Iddio vuole. Per contro, il nostro tenore di vita va leggermente migliorando sia per il vitto sia per la libertà e altre cosette. Per noi dunque non preoccupatevi, state allegri, non fatevi mancare nulla se è possibile, perché quando arriveremo noi vogliamo trovarvi ancora belli e robusti specialmente voi babbo e mamma. A tutti bacioni e abbracci forti.

Sergio

Carissimi, sembra che di quei poveri evacuati nel Kenya tutti si siano dimenticati. Perché? Sembra umanamente impossibile che a quest’ora non si parli neppure di rimpatrio e che il nostro destino sia quello di cooperare!! Per anni ancora. Qui si dice che il governo italiano non desidera il nostro ritorno, siamo forse considerati elementi pericolosi o criminali? La salute è sempre ottima. Saluti cari a tutti.

Alberico

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